Guadagnare con il fotovoltaico su terreno è diventata una delle soluzioni più concrete per proprietari di appezzamenti agricoli e investitori che cercano rendimenti stabili nel lungo periodo. Con l’aumento dei costi energetici e gli incentivi verso le rinnovabili, trasformare il proprio terreno in una centrale solare può generare entrate significative per oltre 25 anni. Questo articolo analizza costi di installazione, rendimenti attesi, aspetti fiscali e normative 2025, fornendo tutti gli elementi per valutare la convenienza di questo investimento sostenibile.
Il fotovoltaico su terreno, definito anche impianto ground-mounted, è un sistema per la produzione di energia solare installato direttamente sul suolo. A differenza del tetto fotovoltaico, questi impianti sfruttano ampie superfici per generare energia su scala commerciale o industriale, rappresentando una soluzione ideale per chi dispone di terreni agricoli, industriali o marginali.
La struttura di un impianto fotovoltaico a terra si compone di pannelli solari montati su strutture metalliche di sostegno, fissate al terreno tramite pali infissi o basi in calcestruzzo. Le configurazioni più avanzate utilizzano tracker solari monoassiali o biassiali, sistemi intelligenti che orientano automaticamente i pannelli seguendo il percorso del sole durante la giornata, incrementando la produzione energetica del 25-35% rispetto alle installazioni fisse.
Gli impianti si classificano per potenza:
Una tendenza in forte crescita è l’agrivoltaico, che consente di coniugare produzione energetica e attività agricola. I pannelli vengono installati a 2,5-5 metri di altezza, permettendo la coltivazione sottostante o il pascolo, creando una doppia fonte di reddito per il proprietario. Secondo i dati del GSE (Gestore dei Servizi Energetici), in Italia la potenza fotovoltaica installata a terra supera gli 8.000 MW, con una crescita costante negli ultimi anni.
Gli impianti su terreno offrono vantaggi significativi rispetto ad altre soluzioni: maggiore facilità di installazione e manutenzione, ottimizzazione dell’orientamento senza vincoli architettonici, possibilità di espansione futura e costi di installazione generalmente inferiori per kWp installato.
I costi per realizzare un impianto fotovoltaico su terreno variano in base a potenza, tecnologia scelta, caratteristiche del sito e distanza dal punto di connessione alla rete. Comprendere nel dettaglio queste voci è fondamentale per pianificare correttamente l’investimento.
Per un impianto di media taglia (100-200 kW), il costo “chiavi in mano” si attesta tra 800 e 1.100 euro per kWp. Questo significa che per un impianto da 100 kW l’investimento totale oscilla tra 80.000 e 110.000 euro. Per impianti di potenza maggiore, i costi unitari diminuiscono grazie alle economie di scala: 700-900 €/kWp per installazioni da 500 kW e 600-800 €/kWp per impianti oltre il megawatt.
È importante considerare che esistono agevolazioni finanziarie come finanziamenti agevolati, incentivi regionali specifici e la possibilità di stipulare contratti PPA (Power Purchase Agreement) che facilitano l’accesso al credito bancario grazie alla sicurezza dei flussi di cassa garantiti.
La redditività di un impianto fotovoltaico su terreno dipende dalla produzione energetica effettiva e dai meccanismi di valorizzazione dell’energia. Analizzare questi aspetti permette di calcolare con precisione il ritorno economico dell’investimento.
Produzione energetica annua: in Italia, un impianto fotovoltaico a terra produce mediamente tra 1.100 e 1.550 kWh per kWp installato all’anno, con notevoli differenze geografiche:
Un impianto da 100 kW in Sicilia genera circa 150.000 kWh/anno, mentre lo stesso impianto in Piemonte produce circa 120.000 kWh/anno, una differenza del 25% che impatta significativamente sulla redditività. I tracker solari possono aumentare ulteriormente la produzione del 20-30%.
Meccanismi di vendita dell’energia:
1. Ritiro Dedicato (RID): il GSE acquista l’energia a prezzi zonali orari. I valori medi recenti oscillano tra 0,08 e 0,15 €/kWh secondo zona e periodo. Per un impianto da 100 kW (130.000 kWh/anno), i ricavi annui variano tra 10.400 e 19.500 euro, con una media di 13.000-14.000 euro.
2. Scambio sul Posto (SSP): meccanismo per impianti fino a 500 kW con autoconsumo, che compensa economicamente l’energia immessa in rete con quella prelevata. Particolarmente vantaggioso quando l’autoconsumo supera il 30-40% della produzione.
3. Power Purchase Agreement (PPA): contratti a lungo termine (10-20 anni) a prezzo fisso. Garantiscono stabilità dei ricavi e facilitano il finanziamento bancario.
Il tasso di rendimento interno (TIR) si attesta tipicamente tra il 7% e il 12% annuo, a seconda della zona geografica e delle condizioni specifiche del progetto, rendendo il fotovoltaico su terreno competitivo rispetto ad altre forme di investimento a medio-lungo termine.
Gli aspetti fiscali rappresentano un elemento cruciale nella valutazione della convenienza economica del fotovoltaico su terreno. Una corretta pianificazione tributaria può fare la differenza tra un investimento molto redditizio e uno mediocre.
Imposte sui terreni (IMU): quando un terreno agricolo ospita un impianto fotovoltaico come destinazione prevalente, può essere riclassificato catastalmente in categoria D/1 (opificio industriale), con conseguente aumento della base imponibile IMU. L’imposta si calcola applicando l’aliquota comunale (0,76%-1,06%) sulla rendita catastale rivalutata, generando un esborso annuo che può variare da poche centinaia a diverse migliaia di euro.
Tuttavia, gli impianti agrivoltaici che mantengono l’attività agricola possono conservare la classificazione di terreno agricolo, beneficiando delle esenzioni IMU previste per questa categoria. Questo rappresenta un vantaggio fiscale significativo che può migliorare sensibilmente la redditività complessiva.
Tassazione dei redditi da energia: il regime fiscale varia secondo la struttura giuridica scelta:
Regime forfettario: per produttori con ricavi annui sotto 85.000 €, è possibile adottare il forfettario con tassazione agevolata al 5% (primi 5 anni) o 15% sul reddito imponibile, calcolato applicando un coefficiente del 40% sui ricavi lordi.
Impresa agricola: se l’impianto è connesso all’attività agricola (agrivoltaico o potenza max 1 MW per aziende agricole), si applica la tassazione agraria basata sul reddito agrario catastale, con aliquote molto vantaggiose, l’ideale per valorizzare il proprio terreno.
IVA e accise: l’energia venduta sconta IVA al 10% per cessioni al GSE o 22% per vendite dirette. Per impianti oltre 20 kW, si applica l’accisa sull’energia autoconsumata (circa 0,0125 €/kWh oltre 200.000 kWh/mese).
Per guadagnare con il fotovoltaico su terreno è indispensabile navigare correttamente il quadro normativo e autorizzativo italiano, che nel 2025 presenta procedure semplificate ma comunque articolate. La conoscenza approfondita degli iter burocratici evita ritardi costosi e garantisce la conformità del progetto.
Normativa nazionale: il riferimento principale è il Decreto Legislativo 8 novembre 2021, n. 199, che recepisce la Direttiva UE 2018/2001 sulle rinnovabili, semplificando le procedure autorizzative. Il Decreto-Legge 1° marzo 2022, n. 17 (L. 34/2022) ha ulteriormente accelerato l’iter per impianti strategici. Per approfondimenti consultare il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica.
Regimi autorizzativi principali:
Procedura Abilitativa Semplificata (PAS): per impianti fino a 1 MW su aree idonee. Richiede comunicazione al Comune con relazione tecnica asseverata. Avvio lavori possibile dopo 30 giorni dalla comunicazione, salvo richieste di integrazione. È la procedura più rapida e meno onerosa.
Autorizzazione Unica (AU): necessaria per impianti oltre 1 MW o in aree non idonee. Richiesta alla Regione con conferenza di servizi tra enti coinvolti. Conclusione procedimento entro 180 giorni. L’AU costituisce titolo unico per realizzazione ed esercizio.
Valutazione di Impatto Ambientale (VIA): obbligatoria generalmente oltre 10 MW o in aree sensibili, con soglie variabili per Regione.
Guadagnare con il fotovoltaico su terreno si conferma un’opportunità di investimento solida e redditizia nel 2025. Con costi di installazione compresi tra 800 e 1.100 €/kWp per impianti di media taglia, tempi di ritorno di 7-10 anni e rendimenti che possono superare il 10% annuo, questa soluzione rappresenta un’alternativa interessante per chi dispone di terreni agricoli, industriali o marginali.
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